La relazione tra due persone in uno spazio bianco, in attesa che passi anche l’ultimo inverno. Nel cuore di questo Quinto Inverno (The Fifth Winter), i corpi profondamente “densi” di Maria Muñoz e Pep Ramis costruiscono una loro geografia dell’attesa attraversati dal soffio delle parole del poeta napoletano Erri de Luca che hanno liberamente ispirato i testi dello spettacolo. Così uno dei canti: «Un vento freddo, come quello da dove vieni/ che ti formicola sul viso. Migliaia di stelle. Sembra che stiano cercando di creare una linea, rincorrendosi per formare questa linea/ E tu, chi sei?».
Dopo il successo ottenuto lo scorso anno al Festival con l’assolo The Mountain, the Truth & the Paradise, Pep Ramis torna ora con questo duetto, danzato con María Muñoz, sua partner da oltre trent’anni con la quale ha fondato la compagnia Mal Pelo per portare a compimento una ricerca intorno al movimento mai disgiunto dall’inclusione di testi e colonne sonore originali. In una continua ellissi nelle cicatrici della vita, la cui linfa - per Pep e María - è sempre il fallimento, la loro poetica ruota intorno a tre parole chiave: assenza, speranza, perdita.
Creato nel 2015 per la Biennale de la Val de Marne e poi ospitato in tournée in Europa e Canada, ma mai presentato in Italia, The Fifth Winter avvolge due corpi in un’atmosfera meditativa e rarefatta, complici la recitazione (con voce off) e la spazializzazione del suono. In un tempo che sembra non scorrere, María e Pep mettono in atto una serie di strategie per l’attesa, una vigilia di qualcosa che non si palesa su una composizione sonora di Fanny Thollot punteggiata dalle voci della tunisina Alia Sellami e del canto flamenco di Niño de Elche.
Legato al movimento puro e al felice dialogo con la musica l’altro titolo di Mal Pelo ospitato al Festival quest’anno è Bach. Un assolo blockbuster creato da María Muñoz nel 2005, e in origine da lei interpretato, su preludi e fughe scelte da Il Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach nell’esecuzione registrata dal grande, e unico nello stile, pianista canadese Glenn Gould. In scena c’è l’intensa danzatrice italiana Federica Porello collaboratrice di Mal Pelo da anni che ha ereditato dalla coreografa il brano nel 2016. Dentro, fuori, sopra e con la musica, l’assolo segue le estenuanti variazioni di Bach, le voci nel contrappunto esaltate da Gould, l'espressività del timbro, il tocco scattante caratteristico dell’esecutore. Una sfida con due giganti della musica condotta fino all’esaurimento. Vinta, nel silenzio, da una danza ostinata.