Pán, 盤, è una parola utilizzata da tutte le culture di lingua mandarina del mondo. Deriva da Pangu un essere mitologico cinese il cui gigante corpo si rompe per trasformarsi in tutti gli elementi della natura. La storia di Pangu e della sua frammentazione diventa pretesto in questo lavoro per indagare il concetto di “transculturazione” dell’antropologo cubano Fernando Ortiz Fernandez, ovvero il processo di convergenza continua delle culture.
Proprio come accade a Singapore, luogo di immigrazione dove le culture e gli stili di vita si incontrano e si scontrano continuamente, nella ricerca di un equilibrio tra tradizioni millenarie e nuove identità fluide. Allo stesso modo, sul palco si intrecciano corpi diversi che, in profondo ascolto l’uno dell’altro, tendono verso un movimento comune. Ne deriva una danza incantevole e di grande impatto emotivo.
Pán, 盤, è un lavoro sul riconoscimento delle differenze da ogni punto di vista. Anche grazie anche alla partecipazione di Nana Kofi Osei e Diana Anselmo – performer locali che hanno lavorato con la compagnia prima online e poi in sala a partire da giugno – Pán, 盤 ci propone una visione plurale del mondo, nel quale ritrovare una identità di esseri umani, in una nuova cultura che superi confini sociali, nazionali, etnici e geografici.
È danzato in modo superbo. Gli artisti possono avere background e abilità diverse, ma si uniscono in un insieme delizioso. Inizia lentamente e, con un tocco quasi minimalista, ti attira mentre si srotola gradualmente e la coreografia si sviluppa assorbendo nuovi elementi.
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