"Figlia" del post modern americano, Cristina Kristal Rizzo dopo gli studi a New York, al Merce Cunningham Studio e con Trisha Brown, ha avviato la sua attività di performer e dancemaker a Firenze. Fondatrice dello storico gruppo dell’avanguardia italiana anni Novanta Kinkaleri, dal 2008 intraprende un percorso autonomo di produzione e sperimentazione: un alternarsi di progetti performativi in luoghi non convenzionali e lavori di ampio respiro coreografico come il riuscito dittico VN Serenade sulla Notte Trasfigurata di Schönberg e la Serenata in do maggiore di Tchaikovsky coprodotto dal LAC di Lugano.
Solista di magnetica presenza, il suo nome trova un posto d’onore nella rivisitazione di assoli storici come la leggendaria Morte del cigno della Pavlova con lei trasformatosi in Invisible Piece o nell’interpretazione, sempre in assolo, di partiture-simbolo come la stravinskiana Sagra della primavera.
Il suo ultimo progetto collettivo muove dall’indagine della pratica corporea del ‘toccare/toccarsi’, non intesa come esplorazione della contact improvisation, tecnica di movimento nata negli USA negli anni Settanta che Rizzo ben conosce, quanto nella potenzialità espressiva, emotiva e intima dell’azione. Il Covid con le sue imposizioni restrittive ha poi cambiato l’evoluzione del progetto. In Echoes danze trasparenti “il materico - spiega Cristina Rizzo - sonda la relazione possibile con l’invisibile, il vuoto”. “L’emergenza sanitaria mi ha imposto di approcciare il tema del toccare da un altro punto di vista. Tra fisico e simbolico, toccare l’altro significa toccare tutti i possibili altri, inclusa la propria persona, significa trasferire il gesto del toccare dentro la danza”.
Prendono dunque forma dall’impasse della mancanza di tocco, dalla semplicità del respiro, dal suo andamento di riempimento e svuotamento, salita e discesa queste nuove danze trasparenti pensate per il giardino delle sculture del Mart, “di per sé - commenta la coreografa - luogo connotato come contenitore di altre danze”.
Alla luce naturale dell’imbrunire, sull’erba, i corpi dei danzatori (tra cui c’è anche Cristina Rizzo) proveranno a materializzare l’idea del tocco in carnalità simboliche, materiche ma al limite dell’evanescenza.