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Davide Valrosso

Davide Valrosso si diploma presso L’English National Ballet, poi studia in numerosi centri di formazione contemporanea quali: London Contemporary, Ramber School, Rafineri.

Per cinque anni lavora stabilmente con la compagnia Virgilio Sieni, sia come danzatore che in qualità di performer e formatore all’interno dell’Accademia del Gesto.

Nel 2017 è impegnato come danz’autore nel progetto Cosmopolitan Beauty, produzione CANGO_Centro di produzione sul linguaggio del corpo e della danza e supportato dal Teatro Pubblico Pugliese (selezione Anticorpi 2017) e nel suo progetto We_Pop, produzione Festival Oriente Occidente e selezionato alla NID Platform 2017.

Viene coinvolto nel progetto Prove D’autore XL, edizione 2017, nell’ambito del quale ha creato We are not alone per il Triennio del Balletto di Roma, sotto la direzione di Roberto Casarotto. Nel 2018 crea Biografia di un corpo, prodotto da Kilowatt/Capotrave, nell’ambito del progetto europeo BeSpectACTive, e Sogno, una notte di mezz’estate commissionato dal Balletto di Roma.

Inoltre viene selezionato nel progetto Resid’And presso l’Accademia Nazionale di Roma per cui crea Bloom. Nel 2018 diventa coordinatore del progetto C.I.M.D incubatore per la giovane coreografia sostenuto dal Mibac (Milano). Nel 2019 presenta Bloom II, performance side-specific creato in collaborazione con il Centro Culturale S. Chiara all’interno del Mart - Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Nello stesso anno è selezionato per il progetto Crossing the Sea, tramite il quale lavora con la compagnia Attakkalari Bangalore - India, dove creerà A peaceful, Place.

Sogno di una notte di mezza estate è una delle opere più affascinanti di William Shakespeare, una commedia immersa in un’atmosfera fantastica, capace di suscitare emozioni e meraviglia. La Compagnia del Balletto di Roma dà origine alla storia fantastica e tenebrosa di coppie d’innamorati che si perdono e s’inseguono in un bosco labirintico, fatto d’insidie e seduzioni.

La nuova creazione di Davide Valrosso riflette su due temi fondamentali: la magia e il sogno. Magia non è altro che l’amore, simboleggiato nella commedia dal succo di un fiore magico che agisce sugli occhi: è, infatti, con lo sguardo che ci s’innamora per la prima volta scrutando l’oggetto del desiderio. Altro tema è il sogno, preponderante a tal punto che realtà e fantasia arrivano a confondersi, amplificando lo sguardo su un accadimento a-temporale.

In termini coreografici la cifra chiave è da ricercarsi in un passaggio fluido da elementi accademici a una danza più materica: tracciati ambivalenti che si nutrono l’uno dell’altro, in un migrare continuo dall’etereo al corporeo. La coreografia dei duetti e delle parti di gruppo amplifica una densità di presenza voluminosa abbastanza da donare al corpo e alla scenografia una consistenza tangibile e insieme immateriale: saranno gli spiriti irreali dei personaggi a concretizzarsi in un mondo del tutto surreale, ma che ci parla da vicino.

Attraverso la danza del suo Sogno, una notte di mezza estate Valrosso ci suggerisce di coltivare il senso trasformativo di questo caos fatto d’inganni, gelosie e tenerezze, accogliendo il potere che pensieri, parole e gesti hanno di farci abbandonare inesorabilmente alla bellezza.

La mia danza si sviluppa in un forte rapporto dialogico tra ciò che possiamo chiamare pensiero del gesto (l’azione che si sviluppa per un istruzione data o una formazione ricevuta) e quello che forse si può chiamare azione del gesto (legata maggiormente ad un istintività del corpo), questi due elementi fusi e bilanciati vengono messi a servizio del concept coreografico che intendo sviluppare.

- Davide Valrosso

Un corpo senza volto, attento e fragile, debole e consapevole, forte e incerto, muta la propria essenza in una serie di figure gestuali capaci di evocare immagini visive ispirate da eventi storici. Joseph nasce dall’urgente desiderio di interrogarsi, ponendo domande che diventano gesti, a volte simbolici, a volte liberamente intagliati nell’armonia di una danza, cercando di dar voce a quel vivido silenzio che fa da sottofondo alla nostra contemporaneità. In un percorso dal conflitto alla resilienza, il gesto, alla stregua dell’eco che si diffonde in seguito a un forte urlo, si propaga nello spazio per porre mille e mille domande.

Joseph scolpisce sul suo corpo l’iconicità di un tempo alla deriva, scalfito da un passato da interrogare, sviscerare, da provare a reindossare per sentire sulla propria pelle il vigore del conflitto che si fa accoglienza, del confine che diventa resistenza, del naufragio che si muta in resilienza.

Leggo il giornale e nel mio tentativo perenne di sfuggire dalla realtà di quel periodo, vengo assalito da un pensiero. Cosa succede? Tutta questa paura tutta questa rabbia cos’è? Cosa succede fuori dal mondo plastificato che stavo tentando di costruire intorno a me?

In quel momento non sapevo ancora che avrei costruito un nuovo solo, rifiutavo l’idea di fare una nuova creazione, ma la prima immagine di “Who is Joseph?” apparse violentemente senza che io l’avessi cercata.

- Davide Valrosso

davidevalrosso.com