In un Festival che dedica un sentito approfondimento alla danza africana non poteva mancare il ritorno a Rovereto di Germaine Acogny, storica pioniera e guida dal 1996 dell’International Centre for Traditional and Contemporary African Dances/École des Sables, a Toubab Dialaw in Senegal. La compagnia Jant-Bi, fondata nel 1998, è il frutto de L’École des Sables.
Indimenticabile, anche per le discussioni suscitate, il lavoro d’esordio, Le coq est mort firmato per il gruppo ideato da Acogny da Susanne Linke insieme a Avi Kaiser, spettacolo che poneva interrogativi sulla visione stessa del danzatore africano e dell’uomo di colore nella nostra società globalizzata. Poi è stata la volta di Fagaala, titolo di protesta contro il genocidio in Rwanda, firmato da Acogny insieme a Kota Yamazaki. Ecco ora il terzo lavoro del gruppo Jant-Bi: Waxtaan, espressione di un affondo deciso nella tradizione africana che rivaluta il passato rendendo visibile nella fisicità e nel ritmo possente della danza la forza propositiva delle origini.
Firmato in tandem da Germaine insieme al figlio Patrick, Waxtaan parte non a caso dal recupero di alcune danze tradizionali di paesi africani, il Mali, la Guinea, il Burkina Faso, La Costa d’Avorio, il Benin, il Congo e il Senegal. Ma attenzione, gli Acogny fanno rinascere la tradizione osservandola in una nuova prospettiva, che evita la patina folkloristica in vista di una rinascita molto più elettrizzante. La ricchezza di forme e di ritmi c’è, ma viene destrutturata, riorganizzata in una struttura compositiva decisamente contemporanea. Waxtaan contiene inoltre una critica alla politica africana. In giacca e cravatta i danzatori inscenano una satira contro ministri, presidenti, uomini di potere. Il tutto sostenuto da cinque musicisti dell'’École des Sable diretti da Oumar Fandy Diop, interpreti di una partitura basata sui ritmi originali delle danze tradizionali eseguiti con strumenti africani come il sabar e il djembé.
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