Nel segno del tango, che il Festival Oriente Occidente ha il grande merito di aver contribuito a rilasciare in Italia otto anni fa con lo spettacolo Tanguéros, torna a Rovereto Catherine Berbessou. Con la sua Compagnia continua ad approfondire, in un attento lavoro di ricerca, la contaminazione tra tango e danza contemporanea attraverso l’evoluzione ed il recupero del ballo di coppia. Dopo un periodo di formazione con Françoise e Dominique Dupuy la Berbessou lavora come interprete nella Compagnia L’Esquisse di Joëlle Bouvier e Régis Obadia, ospiti della scorsa edizione del Festival, e con il gruppo di Claude Brumachon, incisiva presenza di quest’anno. Nel ’90 nasce in lei il bisogno di fondare una sua Compagnia, denominata Quart’zarts, mentre nel ’93 si appassiona al tango argentino che ha la possibilità di praticare a Buenos Aires con maestri come Pupi Castello, Graziella Gonzalez e Gustavo Naveira. Tornata in Francia nel ’96 inizia con la sua Compagnia il lavoro di produzione sul tango. Dal ’98 il gruppo stabilisce la sua residenza al Teatro di Gémeaux a Sceaux e ciò permette nel ’99 la realizzazione di un film, in collaborazione con Sébastien Jaudeau. Dopo A Fuego Lento, lo spettacolo del ’96 sulla drammaturgia carnale del corpo in cui i partner in un’esibizione di tango, si lasciano e si riprendono, si scontrano e si allontanano, la Berbessou torna al Festival Oriente Occidente con Valser, la sua creazione dello scorso anno. E se nel precedente spettacolo traspirava, nell’incontro di coppia, un intenso rapporto tra il corpo e il suo desiderio, in quest’ultima performance tale desiderio si trasforma in repulsione, a volte anche brutale. Citando Jorge Luis Borges, una delle personalità più rappresentative della cultura argentina, la Berbessou riporta uno dei suoi pensieri da cui è partita per la creazione di Valser: “Parlare di tango aggressivo non è abbastanza : oserei dire che il tango e la milonga esprimono in modo diretto qualcosa che i poeti hanno spesso cercato di dire con le parole: la convinzione che il combattimento può essere una festa”. Il “valser”, è un tipo di tango il cui tempo è come quello del “walzer” è ciò nello spettacolo è presente sotto forma dei giri vorticosi dei corpi e delle rotazioni delle gambe, pur non avendo niente a che vedere con il ballo viennese. Il palcoscenico, come una sorta di arena o di ring, è ricoperto di terra che viene alzata dai danzatori attraverso i passi struscianti, creando una suggestiva nube di polvere. In una forte tensione drammatica i movimenti del tango vengono assemblati e trasformati in una seducente danza contemporanea, caratterizzata dall’incontro e dallo scontro di diversi soggetti. Il tango diventa una lotta, una violenza, in alternanza a momenti di complicità e di affetto. In Valser c’è quindi un gioco sull’ambivalenza: pianti, fughe e vestizioni frenetiche, ma anche baci ed abbracci con l’obiettivo di “stabilire l’ordine partendo dal caos senza tradire il caos”.