Esiste una nuova danza italiana? Incasellare in questa formula le esperienze sperimentali dei giovani danzatori nostrani è forse operazione avventata. Gli esempi proposti non giustificano l’esistenza riconoscibile di una tendenza, di un filone, di un modo accomunante di affrontare – manipolare, riflettere o filtrare – le strutture, i codici della danza. Si parla, per esempio, di “new dance” americana , di “nouvelle danse” francese. Formulazioni discutibile anch’esse certo, e più che altro strumentali, di comodo. Ma che dispongono di una certa vaga riconoscibilità.
Con Poudre d’or, Valeria Magli presenta a Rovereto (fu già presentato a Bergamo, due anni fa), ci si avventura in un rapporto gesto-musica particolarmente interessante proprio per “Il suono del teatro”: qui infatti, la musica di Satie funge da materiale di partenza, ma come un inedito sdoppiamento del ruolo dell’interprete, che si fa musicista (al piano) e danzatrice allo stesso tempo.