Gruppo nomade per definizione, animato da una forte tensione etica - come del resto il nome scelto sottolinea - Balletto Civile nasce nel 2003 per volontà della coreografa e danzatrice ligure Michela Lucenti. Con Maurizio Camilli, da diversi anni interprete e anima drammaturgica del gruppo, Lucenti tiene saldo il principio che il senso artistico non possa mai essere disgiunto dalla necessità di danzare attraverso la ricerca di situazioni che provino a fare crescere gli interpreti anche in quanto uomini e donne. La danza è il motore del gruppo sebbene la ricerca di Balletto Civile si orienti verso un teatro totale che integra il canto, la recitazione e il movimento coreografico, fondato quest’ultimo sulla relazione profonda tra gli interpreti e scaturito da un lungo lavoro laboratoriale.
Per Oriente Occidente Balletto Civile ha pensato a un nuovo progetto che segna anche un ritorno al passato nella rinnovata collaborazione con il drammaturgo Alessandro Berti, con cui Lucenti fondò lo storico gruppo L’Impasto negli anni ‘90. Insieme daranno vita a uno spettacolo che si confronta con la storia e con l’eredità da essa lasciata, interrogandosi sul cosa significhi ‘andarci dentro’.
In-erme il titolo scelto, dove “in” è prefisso di diverse interpretazioni del tempo e del nostro rapporto con esso. Inarrestabile, Inalterabile, Inenarrabile il fluire dell’esistenza. E Inermi, Inetti, Inutili ci sentiamo se guardiamo alla storia “dal nostro rassicurante divano”. Dall’inettitudine e da una più complessa riflessione sulla stupidità, nell’accezione d’incapacità e carenza nasce il ciclo di lavori che porterà Lucenti ad orchestrare grandi masse di attori, musicisti, cantanti e danzatori nei prossimi anni tra l’Italia e la Germania.
Debutto assoluto a Oriente Occidente con la prima tappa intitolata ln-erme, lavoro in cui passato e contemporaneità si incontrano, dove il monito della statua del milite ignoto (che troneggia in ogni città della penisola) e il sentimento d’impotenza di oggi si fondono. Alla stregua dell’ambiente musicale, nutrito di melodie evocative prodotte live dalla violoncellista Julia Kent (nel suo curriculum anche la colonna sonora di This Must Be the Place del premio Oscar Paolo Sorrentino) su cui si innestano gli arcaici e poderosi canti liturgici dei Cantori da Verméi.