Vige una certa classicità nel discorso tutto contemporaneo sulla danza portato avanti da quasi trent’anni da Michele Abbondanza e Antonella Bertoni con la loro compagnia di base a Rovereto. Classicità nelle fonti (Alcesti, Medea, Figli d’Adamo, Spartacus), nella forma e nelle unità di narrazione, passata di moda secondo alcuni, dediti più all’esaltazione del processo che alla realizzazione di un prodotto compiuto e coerente. La classicità di Abbondanza/Bertoni è di quelle però in cui si innesta l’oggi, l’acuta osservazione della realtà trasposta in un teatrodanza di chiara scuola e discendenza, fatto proprio negli anni e modulato a seconda dei progetti e dei cicli tematici di indagine. Non si scosta da questa linea il loro ultimo lavoro Hyenas, seconda tappa del progetto triennale Hybrid, dopo Clown Time, nel quale Michele e Antonella esplorano il rapporto tra l’umano e la bestia.
Definito dai creatori “un pezzo per cinque minotauri” (ecco nuovamente la classicità), Hyenas è un discorso intorno al volto, alla faccia o meglio alla ‘facciata’ che nasconde e maschera. Lo spettacolo traspone l’idea del minotauro classico - uomo con testa di toro - in uomo/donna del Terzo Millennio con testa di pecora. Ma, come ricorda il titolo, con carattere da iena. L’idea è di mettere in scena una sorta di festa, un rave, in cui un piccolo gruppo di persone si mostrerà nello spensierato agire mondano. Tanto da perdere il controllo, tanto da mettere in mostra la parte più profonda di sé, smascherandosi. Da capire, con la visione al debutto, chi siano veramente questi minotauri contemporanei secondo gli autori. Un gruppo di eletti? Uomini e donne vigliacchi, viziati e potenti?
La coreografia fa coesistere sul palco i cinque danzatori senza mai toccarsi, nel rispetto delle norme vigenti contro il Covid, a testimonianza del momento storico in cui il pezzo è stato creato. Tutti in scena porteranno una maschera, per fini drammaturgici. Una maschera, che è un vero e proprio calco delle teste dei danzatori con fattezze da pecora, frutto della fantasia dell’artista bulgara Nadezhda Simeonova incaricata del camuffamento.