Alessio Maria Romano dice di aver trovato nel “teatro di movimento” una “disciplina e un’espressività supplementare alla comprensione delle istanze del corpo”. Figura anomala e di spicco del panorama teatrale italiano, Romano resta un artista-ponte tra due arti, il teatro e la danza. Oltre alla preparazione attoriale nella prestigiosa Scuola del Teatro Stabile di Torino si diploma in analisi del movimento Laban/Bartenieff a New York e Brighton. Studia con Raffaella Giordano, Maria Consagra, Carolyn Carlson, Dominque Dupuy. Influenzato dalla postmodern dance americana ricerca nel movimento naturale una chiave per parlare del mondo e nelle dinamiche di scambio e partecipative con i suoi performer.
Collaboratore di Luca Ronconi, Carmelo Rifici, Valter Malosti e Jacopo Gasmann per le coreografie dei loro lavori teatrali, coordinatore della Scuola del Piccolo Teatro di Milano “Luca Ronconi”, Romano investiga i corpi per farli muovere nello spazio con organicità, ritmo, dinamica nel rispetto della libertà anatomica e relazionale. Premio della critica per la coreografia teatrale nel 2015, Leone d’Argento della Biennale Teatro nel 2020, dove ha presentato anche la sua ultima creazione Bye Bye per la compagnia che porta il suo nome.
Oriente Occidente gli ha commissionato una creazione originale in cui dei giovani danzatori professionisti incontreranno in scena degli allievi e studenti di danza nell’ambito delle residenze artistiche, finalizzate alla creazione di una performance/spettacolo. Nasce così Choròs. Il luogo dove si danza, progetto originale per la Campana dei Caduti di Rovereto alle prime luci dell’alba. Davanti e intorno al monumento che celebra la pace in memoria dei caduti di tutte le guerre verrà allestita una «cerimonia» spiega l’autore «istintiva e antica nella quale si susseguono frammenti di immagini, schegge di inconscio collettivo. Dove le singolarità si mischiano nella collettività e al tempo stesso si ribellano ad essa e alle sue regole». A partire da gesti semplici, azioni quotidiane come il camminare, Romano costruisce una partitura di movimenti reiterati, rituali. Uomini e donne diventano così massa, branco, stormo e infine coro: testimoni di accadimenti che nel Choròs (nell’antica Grecia il luogo scenico nel quale avvenivano le danze) parlano e comunicano con il corpo.