«Nella terra dei faraoni il mare era chiamato iam (che non era solo un termine egiziano). I discendenti Copti conservarono la parola fino a tutto il secolo scorso e, in certi posti, persino fino al nostro, ma la pronunciavano incupendo la vocale: iom oppure eiom. La fonetica del crepuscolo ha accompagnato il loro destino. Sul mare non c’era posto per loro.
Predrag Matvejevic, Breviario Mediterraneo
Il progetto coreografico di Djamila Henni-Chebra, Champagne et mezzé sur le Nil, in prima italiana assoluta, è una sorta di omaggio alle danzatrici orientali egiziane del passato, al loro coraggio e talento ed è diviso in due parti. La prima parte musicale presenta un repertorio orientale egiziano degli anni ‘50, sulle note dolci e sensuali di un’epoca ancóra ingenuamente romantica. Qui sono protagonisti il canto di Aziz Kossai e la musica percussiva di Hossein. La seconda parte, invece, prevede tre danzatrici, oltre a Djamila, Briar e Yeshim, e una attrice, Juliette Ubersfeld, che reciterà in italiano. La parte teatrale di Champagne et mezzé sur le Nil è infatti molto importante: assume un ruolo di mediazione nel contatto tra il pubblico e la scena, e favorisce la riuscita della poliritmia visiva continuamente proposta con le sue dinamiche esecutive. Anche il testo, di cui il pubblico viene fatto attivamente partecipe, non è soltanto una cornice funzionale ma la via più immediata di conoscenza tra le culture coreografiche proposte sulla scena. Il repertorio presentato da Djamila Henni-Chebra è rappresentativo, infatti, di diversi stili egiziani, anche temporalmente molto lontani, come lo stile molto popolare del Cairo con una coreografia del celebre egiziano Ibrahi Akef, forse il migliore della sua epoca, e siamo negli anni ‘30-‘60, veri tesori di bellezza del presente e insieme di memoria del passato. Oppure con le più recenti proposte coreografiche ispirate a interpreti di oggi, con tecniche di movimento più elaborate e complesse. Queste tecniche richiedono un lavoro costante e per questo sono poco praticate: qui il massimo della difficoltà e della fatica si vuole dissimulato nella grandezza e nello splendore di una sempre rinnovata idea di danza orientale.
Djamila Henni-Chebra ha studiato danza classica, moderna e jazz, ma soprattutto le danze del Maghreb e dell’Egitto con i più grandi maestri viventi; nel 2001 crea a Lione Café Baladi mentre continua a studiare e perfezionare al Cairo le danze orientali egiziane. Già ospite del Festival Oriente Occidente nel 1994, da più di dodici anni si dedica anche all’attività di insegnamento e trasmissione pedagogica
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