Fare del teatro, dell’arte, un viatico per la comprensione del mondo è ciò che spinge Arkadi Zaides a salire sul palcoscenico, a denunciare, a farsi attivista per i diritti umani. Di ritorno a Rovereto a cinque anni di distanza dal suo ‘politico’ e documentaristico assolo Archive, un’indagine scottante sulla gestione della convivenza nei territori occupati in Cisgiordania vista con gli occhi dei Palestinesi, l’artista bielorusso, attivo dapprima in Israele e ora in Francia, presenta al Festival Talos.
Un assolo che prende il nome del progetto di ricerca finanziato da 10 paesi e 14 istituzioni mondiali tra il 2008 e il 2013 mirante allo sviluppo di un sistema informatico avanzato per il monitoraggio dei confini territoriali. Misure di sorveglianza e controllo contro l’immigrazione clandestina con robot semi-autonomi a supporto delle guardie di frontiera. Nonostante il progetto europeo TALOS sia rimasto un esperimento, un vero e proprio test sulla capacità tecnologiche, la scoperta di tale ricerca ha condotto Zaides a sviluppare insieme a un’equipe composta da coreografi, drammaturghi, videoartisti il suo Talos per rispondere ad alcune domande: quale possibile relazione tra movimento, tecnologie innovative e futuro dei confini? Che tipo di coreografia nasce e si sviluppa in prossimità di un limite territoriale? Quali strategie restrittive definiscono il movimento?
In scena Zaides instaura un gioco dinamico di azione e reazione, limitazione e trasgressione, stasi e immobilità aiutato dalla tecnologia. Zaides ancora una volta vuole stimolare lo spirito critico dello spettatore: non presenta il suo punto di vista bensì i meccanismi che hanno spinto gli Stati promotori a sviluppare la ricerca. Di conseguenza la sua performance non si trasforma in spazio di dibattito, ma diviene strumento per catturare, esporre e far deragliare un'ideologia.