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Contro il bullismo

Si chiude il progetto di Daniele Ninarello nei licei di Trento

Si conclude il progetto NOBODY NOBODY NOBODY. It’s ok not to be ok. Collective experience
di Daniele Ninarello, che ha coinvolto circa 250 studenti e studentesse di tre scuole superiori di Trento, - il Liceo scientifico Da Vinci, il Liceo Musicale e Coreutico F.A. Bonporti e l’Istituto Antonio Rosmini - contro il bullismo e la mascolinità tossica . I ragazzi e le ragazze danno appuntamento con una sorpresa a tutta la cittadinanza venerdì 27 maggio alle ore 16 in via Belenzani a Trento.

L'articolato progetto si concentra sul corpo come strumento politico e utilizza il movimento come azione di rivolta.

A partire dal mese di gennaio scorso le dieci classi degli istituti, hanno lavorato con il coreografo e la sociologa Mariella Popolla, durante alcuni incontri nei quali trovare strategie e posture per raccontare esperienze di sopraffazione e violenza che molti ragazzi e ragazze ancora attraversano.

Infatti, secondo gli ultimi dati del Miur relativi al monitoraggio dei fenomeni di bullismo nelle scuole italiane, curato dalla Piattaforma Elisa, gli episodi di prepotenza tra pari sono un fenomeno che coinvolge ancora un numero considerevole di studenti e studentesse. Hanno partecipato al monitoraggio più di un quarto degli istituti superiori italiani: il 22% di studenti e studentesse dichiara di essere stato vittima di bullismo da parte dei pari, il 18% ammette di aver preso parte attivamente a episodi di bullismo verso un compagno o una compagna.

Le motivazioni che guidano la violenza sembrano essere per lo più basate sul pregiudizio: a causa del background etnico, della propria identità sessuale o per via di una disabilità.

A Trento, secondo Mariella Popolla, la situazione è diversa rispetto ad altre realtà: «Ci aspettavamo di lavorare sulla sopraffazione tra pari, mentre qui il nemico sembra essere il mondo adulto», spiega. «E quel che ci ha stupito molto è che quando abbiamo dato loro la possibilità di dire qualcosa, di ribellarsi all’oppressione degli adulti di cui si lamentavano non riuscivano a rispondere e a fare nulla».

Aggiunge Daniele Ninarello: «Gli incontri nascono proprio con l’intento poter fare ricerca e lavorare con adolescenti e studenti delle scuole superiori, avvicinandoli alla pratica artistica come strumento per sollevare questioni culturali e politiche, dando al loro corpo la possibilità di esprimere ciò che vogliono veramente e non ciò che hanno imparato a desiderare per sentirsi inclusi».

Durante gli appuntamenti Ninarello e Popolla hanno invitato i ragazzi e le ragazze a scrivere degli hashtag per tradurre il loro disagio e quindi le loro proteste. Gli hashtag, insieme ad alcune fotografie scattate da Giulia Lenzi, sono ora al centro di una campagna di affissioni cittadine che in questi giorni sta riempiendo i muri di Trento. I poster della campagna sono stati graficamente realizzati da una classe dell’Istituto per le Arti Grafiche Artigianelli di Trento.