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Raccontare la migrazione

Linguaggi. L'importanza della rappresentazione
Lale Gul, Maria Angela Clemente e Francesca Simi, Anna Chiara Cimoli e Francesco Frizzera si interrogano sulla corretta narrazione della migrazione

Nel mondo odierno si lotta molto per un aumento della rappresentazione delle minoranze: perché è così importante?

La rappresentazione, al pari del linguaggio, è uno strumento attraverso il quale non solo costruiamo la realtà ma la legittimiamo.

La costruzione del sé di ogni individuo avviene attraverso l'autoconsapevolezza sociale, cioè riflessioni su noi stessi che partono dall'esperienza fatta con gli altri e dagli stimoli ricevuti, attraverso la narrazione, dall’esterno. Ecco perché è importante non solo la rappresentazione, ma una corretta rappresentazione.

La questione della misrepresentation (rappresentazione falsata o inesatta) è da sempre comune a tutte le minoranze. Maria Angela Clemente, collaboratrice di Amref Health Africa, affronta quotidianamente la sfida di ribaltare la narrazione della migrazione in Italia: «Per tanto tempo le persone che migrano sono state viste come soggetti passivi e minoritari - afferma - solo numeri che corrispondono a una storia che si ripete uguale per tutti. Noi di Amref cerchiamo di contribuire alla costruzione di una nuova narrazione delle migrazioni nel territorio italiano, una narrazione che parte proprio dalle storie e dalle voci dei protagonisti. In questo modo - conclude - emergono soggetti attivi, persone che si collocano "sull'orlo di più mondi" e che possono aiutarci a interpretare una realtà che continua a cambiare».

Anche Anna Chiara Cimoli, ricercatrice, curatrice museale e docente universitaria, si occupa di rappresentazione delle migrazioni e di storia coloniale nei musei contemporanei. Vede i musei come nodi di una rete complessa che non possono essere neutrali, ma che possono invece educare, far riflettere, intraprendere azioni e incidere sul territorio. Possono proporre e poi ascoltare, in una spirale che difende dal pensiero facile, dal giudizio affrettato e dal pregiudizio in un'ottica di promozione della diversità culturale.

Lale Gül vive in prima persona la condizione di migrante di seconda generazione e si scontra con lo stile di vita imposto dalla famiglia turca-islamica conservatrice e nazionalista in una città cosmopolita come Amsterdam. Con il suo libro Io vivrò. Storia della ragazza che ha sfidato l'islam, diventa soggetto attivo nel racconto del suo essere donna musulmana e grida a gran voce il suo diritto di autodeterminazione.

Maria Angela Clemente con Francesca Simi, Anna Chiara Cimoli con Francesco Frizzera e Lale Gül terranno tre incontri all'interno del programma di Linguaggi della 43esima edizione di Oriente Occidente Dance Festival e affronteranno da diverse prospettive l'interessante tematica della rappresentazione come forma di determinazione degli individui, delle comunità, della Storia.