Oriente OccidenteOriente Occidente Logo

Corpi perseguitati

Giornata della memoria 2025, La storia di Robert Wagemann
Giornata della Memoria, 27 gennaio 2025

Robert Wagemann nasce a Mannheim, in Germania, nel 1937. Durante il parto subisce una lesione all'anca che gli causa una disabilità fisica permanente. Crescere in una Germania nazista significa per Robert affrontare la discriminazione verso le persone con disabilità, ritenute "pericolose" per la "salute genetica" del popolo tedesco.

I medici, nell’ambito della politica eugenetica del regime, segnalavano i bambini con disabilità per essere eliminati attraverso metodi disumani, come l'iniezione letale o la fame forzata. A soli cinque anni, Robert viene portato dai medici di Heidelberg, a Schlierheim, che decidono di condannarlo. La madre, Lotte Wagemann, riesce a origliare i piani dei medici e, approfittando di una pausa, fugge con il figlio, portandolo in un rifugio segreto fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La Giornata della Memoria ci invita a guardare al passato per riflettere sul valore universale della dignità umana. Durante il regime nazista, l’ideologia dell’esclusione si accanì contro i corpi che non rientravano nella visione di una Germania forte e perfetta: corpi rifiutati, discriminati, perseguitati e, infine, cancellati.

Come testimonia la storica Wendy Lower, "la visione di purezza razziale del nazismo comprendeva il rifiuto totale di chiunque fosse percepito come un peso economico o morale". Questa visione, che trasformò il corpo umano in un simbolo di difetto o pericolo, colpì in modo brutale persone con disabilità, omosessuali, e chiunque fosse considerato "non conforme" alla folle utopia di purezza razziale.

Riflettere sulla memoria di questi corpi perseguitati ci permette di comprendere come l’ideologia nazista mirasse non solo a distruggere vite umane, ma anche a cancellare intere identità, riducendo le persone a categorie deumanizzanti. La campagna contro uomini omosessuali che introdusse il Paragrafo 175 del Codice Penale tedesco e i programmi di sterminio di persone con disabilità dimostrano come il corpo sia stato trasformato in uno strumento politico: non più un luogo di vita, ma un terreno su cui imporre il controllo, il potere e l'annientamento.

Oggi, la memoria di queste atrocità impone domande sul presente. Il corpo continua a essere oggetto di giudizio e marginalizzazione: il colore della pelle, il genere, l'orientamento sessuale, la disabilità, restano motivi di esclusione. Il processo di memoria non riguarda solo il passato, ma richiede un impegno costante nel presente per riconoscere e proteggere il valore unico di ogni corpo.